Divertirsi per fare un ottimo lavoro. Sembra una delle frasi motivazionali dei classici articoli che iniziano con: “Le dieci cose da fare per non arrivare al burnout”. In verità si tratta di una pratica sana, non così impossibile, per rendere la vita professionale più leggera e costruttiva.
Come fare, quindi? A mio avviso, si deve iniziare cercando, ove possibile, un’azienda, un’agenzia o un’attività in cui ci sentiamo a nostro agio, che rispecchi i nostri valori o che abbia un’etica condivisibile. Diventa assai difficile essere produttivi e partecipativi in un luogo dove, ad esempio, si promuovono processi distanti dalla meritocrazia, oppure i vertici aziendali sono apertamente contro le cause sociali o ambientali.
La libera scelta diventa perciò uno step fondamentale per mettere le migliori basi e costruire il proprio ruolo con il giusto piglio. Ho usato il verbo “costruire” non a caso, perché credo che, perlomeno nel mondo della comunicazione, ogni ruolo sia a sé e debba essere costruito partendo dalle competenze e dall’attitudine caratteriale, per poi ampliarsi seguendo la crescita o le esigenze dell’azienda.
Qui a Fornace ho respirato da subito questo approccio e l’ho davvero apprezzato. Mi sono sentita libera di esprimermi e di portare quello che ritengo utile per progetti o flussi di lavoro.
In questo senso ci divertiamo, perché abbiamo un forte senso di appartenenza e siamo appagati. Il lavoro di squadra è reale: tutti siamo pezzi di un puzzle che funziona bene visto nel suo insieme. Il benessere si vede anche dalle cose che succedono dopo le ore 18: avere voglia di fare aperitivo insieme ai colleghi, o creare occasioni per vedersi fuori dall’ambito lavorativo. Niente di assurdo, eppure per nulla scontato.
Non è un lusso, ma la normalità.